
Ricorrono oggi 4 anni dalla giornata di mobilitazione internazionale del 15 ottobre 2011 promossa dal movimento spagnolo del 15-M, conosciuto in generale come movimento degli Indignados. La protesta mondiale vide milioni di persone scendere in piazza in tutto il pianeta ed ebbe ulteriore spinta per la concomitanza con la nascita del movimento Occupy Wall Street negli USA.
La giornata di mobilitazione era stata annunciata a Madrid dalla piattaforma Democracia Real YA! in una conferenza stampa il 30 maggio del 2011, quando da ormai due settimane migliaia di persone mantenevano un accampamento di protesta nella centrica Puerta del Sol di Madrid contro le politiche di austerità promosse dal governo.
La giornata del 15 ottobre ebbe un successo planetario. A Madrid scesero in piazza circa 500.000 persone, e in molte altre città spagnole si tennero manifestazioni partecipatissime.

Anche a Roma la manifestazione ebbe un grande successo: circa 200.000 persone scesero in piazza, in quella che fu una delle manifestazioni più partecipate in tutta Europa anche se funestata da gravi incidenti.
I motivi delle proteste erano coincidenti. Critica alle politiche di austerità dei Governi, che invece di far pagare la crisi a chi l’aveva provocata (in primo luogo le banche), tagliavano pesantemente la spesa pubblica tagliando diritti conquistati in decenni di dure lotte.
Misure di austerità applicate sia in Spagna dal governo socialista di Zapatero, messo alle corde da una crisi economica devastante, che in Italia dal governo di Silvio Berlusconi. Quest’ultimo sarebbe caduto poco più di un mese dopo per le pressioni delle borse finanziarie e delle cancellerie europee, quando le voci di un possibile default dell’Italia si facevano sempre più pressanti sui media. Più o meno negli stessi giorni in cui sarebbe caduto Berlusconi, cadeva in anticipo anche il governo Zapatero, sostituito al potere dalla destra di Mariano Rajoy.
A Roma la manifestazione colpì per le dimensioni, arrivando ad essere una delle più imponenti mobilitazioni dei movimenti di sinistra italiani degli ultimi anni. Tuttavia poco dopo l’inizio del corteo centinaia di presunti black block trasformarono la manifestazione pacifica in una situazione di guerriglia.
Vennero incendiate numerose automobili private parcheggiate lungo il percorso (a via Cavour, via Labicana e viale Manzoni), vennero distrutti negozi ed incendiato uno stabile abbandonato nei pressi del Colosseo. L’assenza di un’organizzazione nel corteo (e soprattutto di un servizio d’ordine) portò a una crescente confusione. Le Forze dell’Ordine intervennero con lacrimogeni e cariche contro l’intero corteo, che si divise in due tronconi. Per tutto il pomeriggio ci furono pesanti scontri in Piazza San Giovanni fra manifestanti incappucciati armati di sassi, molotov e bengala, e le Forze dell’Ordine che intervennero con gli idranti per la prima volta dal G8 di genova (2001).
In serata venne anche incendiato un blindato dei Carabinieri, poi ricoperto di scritte contro le forze dell’ordine, e vennero create piccole barricate in vari punti della città. La gran parte dei manifestanti non prese parte a questi scontri, ai quali presero parte comunque diverse centinaia di persone. Ci furono numerosi arresti. Le sentenze definitive sono di pochi mesi fa e hanno portato a dure condanne, dai 6 ai 4 anni di carcere per “devastazione e saccheggio”.
In seguito a quel giorno di guerriglia urbana il movimento italiano che aveva organizzato la manifestazione perse forza, non riuscendo ad organizzare nuove mobilitazioni. Per giorni le uniche immagini dei mass media furono quelle della guerriglia e perse ogni visibilità il contenuto politico della manifestazione. Di lì a 5 settimane il governo Berlusconi cadeva e diventava Presidente del Consiglio il tecnico Mario Monti.
Lorenzo Pasqualini
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