Editoria, la Mondadori si compra la Rizzoli: verso un enorme polo editoriale

Il logo della Mondadori
Il logo della Mondadori

La Arnoldo Mondadori Editore, maggior casa editrice italiana, proprietà della famiglia Berlusconi, ha annunciato ieri sera via Twitter l’acquisizione della Rcs Libri, che comprende la Rizzoli, la casa editrice Bompiani, la Sonzogno, la collana BUR ed altre, ad un costo di 127,5 milioni di euro. In questo modo si viene a creare un colosso dell’editoria che controllerà quasi il 40% del settore libri in Italia.

Le trattative andavano avanti da mesi fra la Mondadori e la RCS Media Group e solo ieri è stato raggiunto un accordo (qui sotto il tweet ufficiale della casa editrice).

La RCS ha ceduto la Rizzoli e le altre collane editoriali (meno la Adelphi) per evitare l’aumento di capitale, verso il quale alcuni dei i soci principali del gruppo non sono mai stati disponibili.

Adesso bisognerà attendere il verdetto dell’Antitrust, che potrebbe bloccare la fusione. Dall’unione di Mondadori e Rizzoli si viene a creare un polo (già ribattezzato Mondazzoli sui mercati) che controlla quasi il 40% della vendita libri nel paese e che potrebbe perciò violare le leggi in materia di concentrazione.

Bocciature o non a parte, la nascita di questo enorme gruppo editoriale fa discutere e solleva forti critiche soprattutto da parte degli scrittori. Da una parte poche grandissime e potenti case editrici che controllano il mercato, dall’altra una galassia di piccole e piccolissime case editrici molto fragili. Decine di scrittori italiani fra cui anche Umberto Eco, Dacia Maraini, Franco Battiato, Andrea De Carlo, Nanni Balestrini, hanno manifestato con queste parole la loro preoccupazione per la formazione di questo colosso dell’editoria:

Pur rispettando l’attività editoriale della casa acquirente ci rendiamo conto che questa fusione darebbe vita a un colosso editoriale che non avrebbe pari in tutta Europa perché dominerebbe il mercato del libro in Italia per il 40 per cento. Un colosso del genere avrebbe enorme potere contrattuale nei confronti degli autori, dominerebbe le librerie, ucciderebbe a poco a poco le piccole case editrici e (risultato marginale ma non del tutto trascurabile) renderebbe ridicolmente prevedibili quelle competizioni che si chiamano premi letterari.

Gli scrittori abbandonano Mondazzoli (aggiornamento 27/11/2015)

Qui sotto un brano dell’articolo di Linkiesta sulla nascita di La Nave di Teseo, nuova casa editrice in cui lavoreranno molti scrittori che hanno lasciato la Bompiani in segno di rifiuto alla recente creazione del maxi-polo “Mondazzoli”.

Linkiesta, 26 novembre 2015.

Mondazzoli rischia di diventare un gigante dai piedi di argilla. A meno di due mesi da un’operazione costata alla Mondadori 127,5 milioni di euro, infatti, Elisabetta Sgarbi, direttore editoriale della Bompiani, è uscita da Mondazzoli per fondare La nave di Teseo, che sarà promossa in libreria dalla Pde (gruppo Feltrinelli) e distribuita da Messaggerie.

 Insieme alla Sgarbi, lasciano anche gli editor della Bompiani con in testa Mario Andreose e soprattutto sono entrati nella nuova compagine azionaria autori di punta come Umberto Eco, Sandro Veronesi, Furio Colombo, Edoardo Nesi.

Hanno annunciato di aderire all’iniziativa anche Tahar Ben Jelloun, Michael Cunningham e Hanif Kureishi e gli italiani Pietrangelo Buttafuoco, Mauro Covacich, Lidia Ravera e Vittorio Sgarbi.

In altre parole, Bompiani (2,3% del mercato trade) che già ai tempi della Rizzoli era stata declassata a un marchio editoriale, rischia di diventare poco più che un guscio vuoto, al più un brand d’antico lignaggio tutto da ricostruire perché una casa editrice ha il suo patrimonio vero, al di là dei bilanci civilistici, in tre asset: il catalogo, gli autori e gli editor.

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