Elezioni in Spagna: ricapitolando: dati, possibili scenari futuri e curiosità

spagna_elezioni7Le elezioni del 20 dicembre 2015 in Spagna hanno aperto uno scenario politico del tutto nuovo nel paese. Dopo decenni in cui si alternavano alla guida del governo soltanto due partiti (il Partido Popular conservatore o i socialisti del PSOE), stavolta ci sono quattro forze politiche importanti e nessuna ha la maggioranza assoluta. Per governare sono necessarie coalizioni. Finora però, le coalizioni possibili sembrano più un rebus che altro. Cerchiamo di chiarire la situazione all’italiana che è venuta fuori dalle urne chiarendo alcuni punti.

Chi ha vinto le elezioni?

Il partito più votato è il PP, Partido Popular, al governo della Spagna dal 2011.

Partido Popular, Spagna
Partido Popular, Spagna

Il partito di Mariano Rajoy ha ricevuto il 28,72% dei voti (7.215.530 voti) ed ha guadagnato 123 deputati. Tuttavia è una vittoria a metà: il partito conservatore non ha la maggioranza assoluta, e da solo gli risulta impossibile formare governo (cadrebbe alla prima votazione). Si ripropone quindi quanto successo nel vicino Portogallo pochi mesi fa quando la coalizione di centro-destra è stata la formazione più votata ma la somma delle opposizioni è risultata maggioritaria.

Il Partido Popular inoltre, in confronto alle elezioni del 2011, ha perso oltre 3 milioni e mezzo di voti.

Gli altri partiti come sono andati?

Dipende da come lo si vede. Il Partido Socialista Obrero de España (PSOE) è stato il secondo partito più votato, con il 22,02% dei voti (5.529.124 voti) e 90 deputati raggiunti. Un dato non male nelle elezioni che hanno messo fine al bipartitismo in Spagna, si può pensare. Tuttavia in confronto alle elezioni del 2011 i socialisti hanno perso quasi 1 milione e mezzo di voti. Meno in confronto alla perdita di voti del PP, ma i socialisti partivano già da un risultato disastroso (nel 2008 Zapatero prese 10 milioni di voto in più delle elezioni di ieri!).

Le quattro forze politiche che nei sondaggi vengono date in testa alle elezioni del 20 dicembre
Le quattro forze politiche più votate alle elezioni del 20 dicembre 2015

Podemos d’altro canto è terza forza politica, con il 20,66% dei voti (5.189.333 voti) e 69 deputati conquistati. Si potrebbe pensare che non è andata bene perché non ha vinto, ma bisogna ricordare che Podemos non esisteva nel 2011, è nata nel 2014 ed è un partito di sinistra (la sinistra radicale nei paesi dell’europa occidentale è relegata da anni a percentuali di voto minime, a parte la vittoria di Syriza in Grecia nel gennaio 2015). Per questo ieri sera migliaia di persone hanno festeggiato in piazza del Reina Sofia a Madrid il risultato del partito viola.

Ciudadanos è la quarta forza politica, con il 13,93% dei voti (3 milioni e mezzo di voti) e 40 deputati. Un risultato non male se si pensa che questo partito si presentava soltanto in Catalogna nelle passate elezioni, e che è diventato partito nazionale solo nel 2015. Tuttavia le speranze del partito arancione erano di strappare se non il primo, almeno il secondo posto, e i sondaggi degli ultimi mesi avevano coltivato questa speranza dando il partito oltre il 20%.

Unidad Popular, il cartello della sinistra radicale che ospitava la storica Izquierda Unida, ha avuto un risultato lontano dalle aspettative, fermandosi al 3,7%. Unidad Popular e Podemos si sono presentate divise, come spiegato qui. Tuttavia in Catalogna e Galizia si sono unite (come raccontato qui), raggiungendo risultati ottimi. Unidad Popular è riuscita a ottenere solo 2 deputati, fortemente penalizzata (come Ciudadanos) dal sistema elettorale, che premia il voto dei partiti radicati territorialmente. Pur avendo preso quasi 1 milione di voti, Izquierda Unida ha ottenuto meno deputati di partiti regionali come ERC.

La Catalogna per chi ha votato?

La Catalogna è stata sulla bocca di tutti gli spagnoli per buona parte del 2015 per via del processo indipendentista avviato dalla coalizione Junts pel Sì di Artur Mas, vincitrice (anche se di misura) alle elezioni regionali del 27 settembre scorso insieme al partito indipendentista CUP.

Alle elezioni del 20 dicembre i catalani hanno però voltato le spalle ad Artur Mas, ed hanno votato massicciamente per la sinistra: la formazione En Comù Podem, una coalizione che univa Podemos con Izquierda Unida e altre realtà della sinistra a livello regionale, ha stravinto prendendo quasi 1 milione di voti e ottenendo ben 12 scranni nel Congreso. En_Comú_PodemOttimo risultato anche per gli indipendentisti, ma stavolta non quelli di Artur Mas bensì quelli dello storico partito Esquerra Republicana (ERC), (un partito nato prima della dittatura di Franco) che ha ottenuto 9 deputati in Parlamento.

Bisogna sottolineare che la posizione di Podemos rispetto all’indipendentismo catalano è di contrarietà, ma senza scontro frontale: il partito di Pablo Iglesias vuole che si tenga un referendum in Catalogna (legittimato dallo Stato) che permetta ai catalani di decidere.

Il successo di En Comù Podem è stato anche merito di Ada Colau, sindaco di Barcellona, personaggio emblematico della nuova sinistra spagnola, che è riuscita a mobilizzare l’elettorato in una campagna elettorale vivace e appassionata.

E ora che succede?

Adesso i partiti dovranno cercare un accordo per formare un governo stabile. La stampa spagnola di oggi sottolinea la novità di questo panorama politico e in molti guardano all’Italia come esempio di democrazia che convive da decenni con tanti partiti che si coalizzano fra loro per governare.

"bienvenidos a Italia" è il titolo di un articolo de El Paìs pubblicato sull'edizione di oggi 21 dicembre 2015
“bienvenidos a Italia” è il titolo di un articolo de El Paìs pubblicato sull’edizione di oggi 21 dicembre 2015

Le opzioni  sono tante. In questo 21 dicembre i giornali spagnoli offrono ai propri lettori grafici con tutte le possibilità di coalizione. Ma quasi nessuna di queste avrebbe la maggioranza assoluta, e molte si scontrano con la realtà: sono difficilmente realizzabili.

La prima opzione (perdente in partenza) è quella di un governo del PP. Rajoy ha già detto che ci proverà, ma è un’impresa impossibile: non ha abbastanza deputati. Secondo la legge spagnola Rajoy si presenterà a las Cortes a partire dal 13 gennaio e dovrà ottenere in prima votazione la maggioranza assoluta (almeno 176 sì, ed il PP ha solo 123 deputati). In seconda votazione basterà la maggioranza semplice (più sì che no). Ma se anche ottenesse la fiducia, questo governo nascerebbe già zoppo, fragilissimo e appeso ad eventuali assenze di deputati, voltafaccia, eccetera. Un azzardo.

Le varie coalizioni possibili (ed impossibili)

Se Rajoy non ottiene la fiducia, il Re (come da noi farebbe il Presidente della Repubblica) prova ad incaricare altri politici (o personalità pubbliche) cercando la quadra fra le forze politiche. Qui entra in gioco il pallottoliere a cui in Italia siamo abituati. Le opzioni sono tante:

  • governo PPCiudadanos l’opzione più temuta dalle sinistre prima del 20 dicembre, ma quasi impossibile da realizzare visto il cattivo risultato di Ciudadanos: i due partiti sommati  arrivano solo a 163 scranni nel Congreso. Le forze dell’opposizione sommate avrebbero 187 voti. Se però il PSOE decidesse di facilitare questo governo, potrebbe astenersi nella votazione di investitura e a quel punto sì, nascerebbe un governo blu-arancione.

 

  • governo PSOEPodemos: una opzione vista come possibile dagli elettori di sinistra (secondo i sondaggi), anche se Podemos ha messo paletti forse troppo rigidi per i socialisti per una eventuale coalizione (Pablo Iglesias ha chiesto fra le varie cose un referendum in catalogna subito, per chiedere ai catalani se vogliono o no l’indipendenza: i Socialisti non approverebbero mai un accordo simile). Anche in questo caso però i deputati dei due partiti sommati sarebbero solo 159. Troppo poco per formare governo stabile.

 

  • governo PSOEPodemosIzquierdaUnida: sarebbe un governo alla portoghese. In Portogallo il 5 ottobre la coalizione di centro-destra è stata la più votata ma la somma dei deputati dei partiti di sinistra, dai socialisti al Partito Comunista Portoghese, ha portato alla formazione di un governo delle sinistre. Questa opzione però permetterebbe di raggiungere solo 161 scranni. Ancora troppo pochi.scenari_spagna

 

  • governo PSOEPodemosCiudadanosIU : questa opzione avrebbe la maggioranza assoluta, ma è inimmaginabile vedere Podemos coalizzarsi con Ciudadanos, considerato da Pablo Iglesias “il partito dell’Ibex 35”, il partito delle banche. Insomma, il Podemos di destra.

 

  • governo PPPSOE è l’opzione che appare meno possibile oggi 21 dicembre 2015, ma se le trattative per la formazione del governo dovessero andare avanti a oltranza (dopo 2 mesi senza accordo si torna automaticamente alle elezioni) potrebbe anche diventare possibile. Il PSOE potrebbe offrire il suo appoggio a un governo di unità nazionale senza Rajoy alla guida, e tagliar fuori in questo modo i partiti “anti-casta” Podemos e Ciudadanos. Sarebbe la riproposizione della grande coalizione presente nel Parlamento Europeo fra socialisti e popolari, e anche una riproposizione della coalizione PD-Forza Italia nata in Italia dopo le elezioni del febbraio 2013. Il risultato sarebbe però un probabile suicidio del PSOE e un boom di Podemos alle prossime elezioni. Questo governo avrebbe una maggioranza schiacciante di 213 deputati.

 

  • governi misti formati da partiti nazionali e partiti regionali è l’opzione forse meno voluta dai partiti nazionali, ma permetterebbe di raggiungere maggioranze assolute. Si tratterebbe di coalizioni formate da partiti nazionali (come PP, PSOE, Podemos, Ciudadanos) che si coalizzerebbero con partiti regionali come il Partito Nazionalista Basco, o ERC (la sinistra indipendentista catalana). In una Spagna attraversata da tensioni separatiste, non sarebbe esattamente un’ottima idea. Inoltre un governo formato da un partito regionale risulterebbe indigesto a tanti spagnoli che non si vedrebbero rappresentati. Alcuni esempi: un governo PSOE-Podemos-IU-ERC (Esquerra Republicana) formato quindi dalle sinistre spagnole più il partito della sinistra indipendentista catalana avrebbe 170 scanni. Se a questi si aggiungono anche i voti del PNV (Partido Nacionalista Vasco) si arriva ai 176 della maggioranza assoluta. Questa strana coalizione (molto improbabile) potrebbe avvenire anche sommando le forze della destra con partiti regionali.

I partiti più penalizzati dal sistema elettorale quali sono stati?

Izquierda Unida-Unidad Popular e Ciudadanos sono stati i partiti più penalizzati dal sistema elettorale spagnolo, basato sulle province e sulla ripartizione dei voti in base al metodo d’Hondt. Izquierda Unida ha preso più voti di Esquerra Republicana (ERC) o del PNV (Partido Nacionalista Vasco), ma ha ottenuti molti meno deputati.

La ripartizione dei voti municipio per municipio

Consigliamo di cliccare qui per la mappa del voto municipio per municipio, pubblicata da eldiario.es. Da uno sguardo rapido e generale risulta che l’Andalusia e l’Estremadura non hanno deluso la loro tradizione storica votando maggioritariamente per i socialisti. Stessa cosa il Principato delle Asturie, dove la maggioranza dei comuni ha votato socialista. La Castiglia si conferma conservatrice così come la Galizia e la Comunidad Valenciana e Murcia. Catalogna e Paesi Baschi sono invece più variegate, con chiazze viola (Podemos) nell’area di Barcellona, altre gialle (Esquerra Republicana) altrove, verdi e viola nei comuni baschi.

Lorenzo Pasqualini (@lorepas85)

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