Sono passati nove anni dal 15 maggio 2011, quando in Spagna scoppiò la rivolta della “juventud sin futuro”. Le proteste della primavera 2011 partirono da una manifestazione convocata quel giorno dalla piattaforma “Democracia Real Ya!” interamente sui social, nella quale veniva denunciata la estrema precarietà del lavoro e la mancanza di sbocchi per le nuove generazioni.
Il movimento arrivò ad occupare la Puerta del Sol di Madrid e tante altre piazze di città in tutta la Spagna per lunghe settimane. Venne ribattezzato “movimento 15M” proprio per il giorno della sua nascita, 15 maggio.
Conosciuto come “movimento degli indignados”, ebbe una tale da portata da mobilitare anche altri paesi. Anche in Italia ed altri paesi d’Europa e del mondo ci furono proteste, anche se con dimensioni più ridotte.
E’ stato uno dei movimenti più attivi e importanti degli ultimi decenni in Spagna, ed ha dato nuova linfa a un tessuto di associazioni, movimenti e realtà di quartiere, dando impulso inoltre alla nascita di nuovi partiti, come Podemos.
Il movimento nacque come risposta alla grave crisi economica esplosa nel 2008, che ha portato la Spagna a livelli di disoccupazione altissima. Le manifestazioni si opponevano non solo all’allora governo socialista di Zapatero, che reagiva alla grave crisi con politiche di tagli molto impopolari, ma all’intera classe dirigente spagnola, a quel tempo dominata da due soli partiti: il PP, di destra, ed il PSOE, socialisti. I continui scandali di corruzione che investivano la classe dirigente spagnola, la mancanza di alternative per le generazioni che in quegli anni iniziavano a votare e la frustrazione per la sensazione di impotenza di fronte al sistema furono fra i detonanti del movimento, in un periodo molto difficile per il paese, con disoccupazione galoppante e assenza di sbocchi per i giovani.
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