Il caso delle bambine uccise dal padre scuote la Spagna, manifestazioni nel paese

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MADRID. Tenerife si è trasformata nell’epicentro di un’ondata di indignazione e dolore in Spagna dopo il ritrovamento in mare – a mille metri di profondità – del cadavere di Olivia, di sei anni: insieme ad Anna, di un anno, era una delle due bambine scomparse alle Canarie settimane fa, sequestrate dal padre e poi uccise come gesto di vendetta verso la madre. In queste ore presso Tenerife sono ancora in corso le ricerche di Anna.

Numerose le manifestazioni convocate nella serata del venerdì da collettivi femministi nel paese, una delle maggiori proprio a Tenerife, per esprimere rabbia a seguito dell’ennesimo crimine avvenuto in un contesto di violenza di genere. Il padre delle bambine aveva avvertito a fine aprile la madre Beatriz: “non le vedrai più”.

I video delle manifestazioni femministe di venerdì 11 giugno nel servizio del tg spagnolo della Rtve

“Violenza vicaria”

In Spagna i minori uccisi dal padre in un contesto di violenza di genere vengono conteggiati come vittime di violenza dal 2013.

Da quell’anno sono 40 i bambini vittime di quella che in Spagna è stata battezzata “violenza vicaria”, cioè un tipo di violenza fisica esercitata verso la compagna, o ex compagna, usando i figli come strumento per creare il maggior grado di danno possibile. Fino al 2017 le madri vittime di questo tipo atroce di violenza non erano conteggiate come vittime di violenza di genere.

Il termine “violenza vicaria” è stato usato per la prima volta – come indicato nel quotidiano spagnolo El Mundo in questo articolo – dalla psicologa Sonia Vaccaro nel 2012, dopo un approfondimento di questa esperta sul caso dell’italiana Antonella Penetivittima di un caso simile (il figlio, Federico Barakat, venne ucciso dal padre durante un incontro protetto).

Tornano le manifestazioni di piazza dopo gli ultimi episodi di violenza

Le manifestazioni convocate dai collettivi femministi venerdì sera in tutta la Spagna hanno mostrato rabbia e indignazione non solo per la morte delle bambine, uccise “per punire la madre”, ma anche per gli ultimi femminicidi, l’ultimo quello della 17enne Rocío Caíz, assassinata in modo brutale dall’ex fidanzato, nella zona di Siviglia.

L’allarme per la fine delle restrizioni “post” pandemia: “siamo in un momento critico”

E in Spagna ora è allarme perché con il ritorno alla normalità si registra un aumento dei casi di femminicidio. La delegata del governo spagnolo per la violenza di genere, Victoria Rosell, afferma oggi in un’intervista a El Paìs che “siamo in un momento critico“, perché dopo i mesi di stato di allarme, con la riduzione dei controlli, ci potrebbe essere un aumento dei casi di violenza fisica e sessuale. Se durante i mesi di lockdown il problema erano state le mura domestiche, nelle quali si concentravano le aggressioni (è stato registrato un drammatico aumento), ora il problema – secondo Rosell – si estende e potrebbero cadere gli ostacoli nelle situazioni di violenza massima. Preoccupa in modo particolare l’effetto che può avere il ritorno alla normalità, con una maggior libertà, su chi credeva nei mesi di lockdown di esser riuscito a stabilire “un controllo” fisico sulla compagna.

Il negazionismo di Vox sulla violenza di genere

La questione della violenza di genere ed il dramma dei femminicidi in Spagna, come altrove, anima negli ultimi tempi anche il dibattito politico. Il partito di ultradestra Vox, che è passato dall’irrivelanza del 2018 ad essere fondamentale nel periodo 2019-2021 per l’esistenza di governi regionali come in Andalusia, o a Madrid (appoggiando esternamente le coalizioni della destra), ritiene che non vi sia nessun problema di “violenza di genere” e si rifiuta di partecipare ai minuti di silenzio che vengono fatti dalle istituzioni a seguito di femminicidi.

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