In queste ore in tante piazze della Spagna sono in corso proteste contro la legge del governo Rajoy che rende l’aborto un reato salvo poche eccezioni. Una legge che riporta il paese indietro di oltre 30 anni e lo pone nelle retrovie dei diritti civili nell’Europa occidentale: “medievale, maschilista e clericale”, è stata bollata dai cittadini scesi in piazza.
Ma in cosa consiste? Il progetto di legge approvato oggi si chiama “Protección de los Derechos del Concebido y de la Mujer Embarazada” (protezione dei diritti del concepito e della donna in gravidanza), un titolo che già così suona come una provocazione.
In sostanza termina il diritto all’aborto in Spagna, e resta in vigore solo in due casi: nel caso di violenza sessuale sulla donna e di rischio di vita per la madre. In tutti gli altri casi l’aborto torna ad essere un delitto penale. Inoltre saranno due medici a decidere se l’aborto va fatto o no. Insomma, nessun ruolo decisionale della donna nel processo in nessuna fase. Sempre qualcuno esterno a decidere come agire.
Anche la presenza di malformazioni fetali gravissime non sarà motivo di aborto. La legge non entrerà in vigore prima di un anno, ma intanto le proteste sono fortissime. Da parte di tutto l’arco parlamentario all’opposizione dal PSOE (il partito socialista dell’ex premier Zapatero) a Izquierda Unida, ma anche UpyD, il Partito Nazionalista Basco, e altri.Nelle piazze, la protesta si è espansa anche grazie ai social network: in Twitter sotto l’hashtag #MiBomboEsMio (il mio pancione è mio). Centinaia di persone hanno manifestato a Madrid oggi ed in altre città, e le proteste continueranno nei prossimi giorni.
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