L’ex presidente del governo catalano, l’indipendentista Carles Puigdemont, ha affermato oggi in un’intervista a Catalunya Radio, che le nuove tecnologie permettono “di non essere fisicamente nel Palazzo per governare”. “In prigione – ha affermato Puigdemont, che si trova a Bruxelles dall’ottobre scorso per sfuggire all’arresto – non potrei parlare alla gente e neanche ricevere visite”. Perché non farlo quindi per via telematica?
Ai tempi di Skype, delle video chiamate e videoconferenze, del telelavoro e dei rapporti sociali (ed incluso sentimentali) a distanza, tenuti vivi grazie a queste tecnologie, perché non un governo a distanza, in videoconferenza, per sfuggire ad un arresto sicuro?
Puigdemont presidente a distanza? Si saprà lunedì
Questa opzione è sul tavolo delle forze indipendentiste da diversi giorni. Il nuovo presidente del Parlamento, Roger Torrent, eletto due giorni fa dopo le elezioni del 21 dicembre, annuncerà lunedì chi proporrà per come futuro presidente della Camera. Quel giorno si saprà quindi se davvero Puigdemont diventerà il primo presidente a distanza della Catalogna.
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Al momento sembrerebbe che ERC sia favorevole, ma non ha ancora dato una posizione ufficiale.
La decisione di proporre nuovamente Puigdemont come capo del governo catalano avrebbe però pesanti conseguenze: il governo centrale di Rajoy potrebbe prolungare l’applicazione dell’articolo 155, tenendo quindi la Catalogna in una posizione di commissariamento.
Lorenzo Pasqualini
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