
La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha condannato la Spagna per aver vulnerato la libertà di espressione, garantita nell’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti umani.
Si parla di un episodio avvenuto nel settembre del 2007, quando durante una manifestazione anti-monarchica a Girona, in Catalogna, che avveniva in contemporanea con una visita del re Juan Carlos e della regina Sofia, venne bruciata una foto del capo di stato, capovolta a testa in giù.
Per questo vennero condannati a pagare una multa di quasi tremila euro, per non finire in carcere (pena di 15 mesi).
Secondo la Corte, l’azione dei due catalani non va considerata «incitamento all’odio o violenza», come stabilito dal tribunale spagnolo, ma rientra nel quadro delle libertà fondamentali di espressione e di critica politica, che vengono riconosciute ad ogni individuo.
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Corte europea: “non è incitamento all’odio”
La sentenza della Corte europea è vincolante, ed ora la Spagna è costretta a rivedere la sua decisione contro i due cittadini catalani.
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La sentenza arriva nel pieno del dibattito sulla salute della libertà di espressione nel paese, dopo una serie di sentenze clamorose (alla pena del carcere), che hanno coinvolti cantanti (il caso dei rapper condannati per il testo delle canzoni, o di alcuni tweet) e non solo. Proprio pochi giorni fa Amnesty International ha denunciato la situazione spagnola, affermando che i reati in materia di antiterrorismo vengono usati contro la libertà di espressione.
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