
Massimo Bonelli è il Preside della Scuola Italiana di Madrid dal 2020. Lo abbiamo incontrato nel suo ufficio, insieme al Direttore di Comunicazione e Professore di Musica, Francesco Ercolani, presso l’edificio dello storico istituto comprensivo, per un’intervista. Foto ed intervista a cura di Lorenzo Pasqualini.
La Scuola Statale Italiana è una istituzione storica e prestigiosa a Madrid. Quando è nata?
La Scuola Italiana nasce nel 1940, come omaggio di Franco a Mussolini, che addirittura gli concesse un contratto per una sola peseta. Non gratis, quindi, ma per un importo bassissimo, simbolico. Inizialmente si trovava nei locali dove oggi si trova il Consolato, poi la Scuola si è ingrandita. Agli inizi, nei primi dieci, quindici anni, era una scuola per pochi studenti, anche se esistevano già le classi miste per le scuole elementari. Poi è andata crescendo. Il suo grosso boom, la sua affermazione, é avvenuta negli anni ’60. Negli anni del franchismo, soprattutto fra gli anni ’60 e ’70, era vista infatti come la scuola più liberale di Madrid perché non era controllata in modo stretto dal regime. Quindi molti intellettuali, giornalisti, che non potevano esprimersi con libertà ma che volevano formare i figli in maniera più aperta, li mandavano alla Scuola Italiana di Madrid. Questo ha mantenuto, anche dopo la caduta di Franco, un certo appeal, una tradizione, per cui anche oggi in questa Scuola abbiamo molti alunni che non sono italiani, e non sono neanche figli di italiani residenti, ma sono proprio figli di spagnoli. La presenza qui delle figlie della Presidente del Congresso dei Deputati, Meritxell Batet, lo dimostra. Studiano qui, ma la famiglia è interamente spagnola.
È rimasto un profilo di prestigio anche oggi.
Sì, io credo che oggi, considerando che in Spagna ormai da tempo vi è una totale libertà di espressione, forse anche di più che in Italia, quello che continua a qualificare la Scuola è la qualità dell’insegnamento. Non per essere scioccamente campanilisti, ma il sistema scolastico italiano, il modo di insegnare le materie “all’italiana”, è diverso, e credo che faccia la differenza.
In un quartiere centrale di Madrid troviamo quindi una scuola prestigiosa, che è un ponte tra la cultura italiana e spagnola. Possiamo dare dei numeri sul personale e su quanti alunni ci sono?
Ad oggi ci sono 44 dipendenti contrattisti locali, tra collaboratori scolastici, segreteria, portieri, docenti, e 49 docenti italiani che vengono mandati dal Ministero degli Esteri. Il personale, se includiamo anche il Direttore amministrativo ed il Preside, arriva ad un totale di quasi 100 dipendenti. Gli studenti invece sono 800 circa, sommando elementari, medie e liceo. In più dobbiamo contare anche i quasi 200 bambini della scuola dell’infanzia, che anche se non è statale ed è gestita da un ente privato, si trova comunque nel nostro stesso edificio e sulla quale io ho una funzione di controllo e di supervisione. Arriviamo quindi a un totale di quasi mille studenti. Con i numeri attuali quella di Madrid è la più grande scuola italiana all’estero, superando anche Addis Abeba.
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Parliamo degli studenti e delle studentesse, qual è la loro composizione?
Diciamo che nei corridoi, durante la ricreazione, in questa scuola si parla spagnolo. Ormai la percentuale di figli di italiani che vengono in Spagna per motivi di lavoro per un periodo limitato (persone che lavorano in Ambasciata, militari, imprenditori) non supera il 20%. Un altro 20% è formato da spagnoli, figli di genitori interamente spagnoli. Più della metà invece, circa il 60%, è costituito da bambini o ragazzi che hanno un genitore italiano o anche tutti e due, o coppie miste, oppure italiani residenti qui da ormai molti anni, che hanno trasferito qui la residenza, per cui questi ragazzi sono nati a Madrid. La loro prima lingua è lo spagnolo. Diciamo che rispetto ad altre scuole estere a Madrid, come il Liceo francese o tedesco, c’è meno componente internazionale. Ci sono italiani, spagnoli, anche qualche altra nazionalità, ma queste ultime sono delle eccezioni.
Parliamo invece dei progetti della Scuola, ad esempio il progetto dei gemellaggi con l’Italia e l’Erasmus.
Proprio in questi giorni il Collegio dei Docenti ha dato il via alla ripartenza dei gemellaggi e del progetto Erasmus anche per la scuola media, e c’è anche una proposta per la primaria. Il problema è che con l’attuale stato di emergenza in Italia i ragazzi italiani non possono andare fuori, non possono fare viaggi d’istruzione neanche all’interno del territorio italiano. Ci sono comunque dei programmi di gemellaggio online già attivi dall’anno scorso. Abbiamo un gemellaggio con l’Istituto Alberghiero Luca Coscioni di Orvieto, che dovrebbe venire qui. L’idea era che nell’ambito della Festa del 2 giugno qui a Madrid i suoi studenti effettuassero una preparazione di cibi italiani. Dobbiamo però vedere se verrà permesso ciò, vista la situazione della pandemia e le restrizioni. Sarebbe molto bello, speriamo si possa fare.

Dopo quasi due anni di pandemia, qual è la situazione nella Scuola?
L’anno scorso i mesi di settembre ed ottobre sono stati duri, anche se non abbiamo avuto particolari problemi, ma quest’anno tutto è partito in modo normale, tranne ovviamente il discorso dell’obbligo di usare le mascherine, i distanziamenti, le regole che ormai conosciamo tutti, ma dal punto di vista della didattica sono riprese ad esempio le visite nei musei. L’anno scorso non erano possibili, si sono fatte solo alcune visite da marzo in poi. Qui comunque abbiamo avuto la fortuna, nell’anno scolastico 2020-2021, di poter fare un anno intero in presenza, mentre in Italia ci sono stati 4-5 mesi di didattica a distanza nei Licei.
Lei è Preside in questa Scuola dal 2020, qual è stata la sua traiettoria?
Sì, mi trovo a Madrid dal 1° settembre 2020. Prima di venire qui come Preside ho diretto per otto anni l’Istituto Giuseppe Colasanti di Civita Castellana. La mia attività da Preside si è svolta lì. Sono uno abbastanza fedele, diciamo, non ho cambiato. Sono poi venuto qui dopo aver sostenuto un concorso nel 2019 per le scuole italiane all’estero. Sono molto contento, è una bella avventura, stimolante.
Lei aveva vissuto in Spagna precedentemente?
Conoscevo Madrid e la Spagna molto bene. Sono venuto molte volte, ma non ero mai stato qui come residente. Per me Madrid era proprio la città del cuore, quindi venire a lavorare qui come prima esperienza di lavoro all’estero è stato davvero un sogno realizzato.
Come italiano all’estero qual è la sua sensazione di vita a Madrid?
Innanzitutto, c’è una comunità italiana nutrita e anche molto accogliente, e la Scuola è anche un riflesso di tutto questo, un microcosmo molto importante. Madrid è una città accogliente da sempre. Come Roma, devo dire, qui è tutto semplice per chi viene. Madrid rispetto a Roma mette in una condizione diversa lo straniero perché funziona meglio. La gente è ugualmente affabile, accogliente, ma la città in confronto a Roma sembra la Svizzera. Questa è l’impressione delle prime settimane qui. Vedere che tutto funziona benissimo, soprattutto i trasporti, la metropolitana pulita e in orario, i bus che funzionano anche a mezzanotte, puliti, non in ritardo. Si nota molto anche la manutenzione dei palazzi e la pulizia delle strade. Si nota la differenza, molto, anche rispetto ad altre città italiane come Milano. C’è una miglior manutenzione degli spazi urbani.
Per concludere, cosa possiamo dire della Scuola Italiana di Madrid nel 2021, e quali le sue prospettive future?
Una cosa che voglio sottolineare con forza è la qualità degli insegnanti. Ed anche il livello di servizi che la scuola offre. La presenza ad esempio dell’infermiera, del medico, della psicologa. In Italia questi servizi sono impensabili. Inoltre, noto una grande interazione fra i docenti che vengono dall’Italia e quelli spagnoli, e con i docenti italiani residenti qui. Questo per il futuro credo sarà un elemento fondamentale. Io credo che la Scuola non vada concepita come una giustapposizione di due realtà di due sistemi educativi, ma come una fusione e penso che questo stia funzionando molto bene.
Poi speriamo che la Scuola abbia un incremento: può ingrandirsi, ma ad oggi ci mancano un po’ gli spazi. Pur essendo molto grande ha dei problemi dovuti alla capienza delle aule, dei laboratori. Ma abbiamo avuto anche un incremento di iscrizioni, quindi ci sono più alunni, e questo è un bene. C’è in ballo per il futuro anche questa richiesta del Liceo Linguistico, a cui tengo moltissimo, per aprire nuove prospettive, per acquisire alunni che vengano da fuori, per esempio per venire a frequentare il Bachillerato qui. È una grossa scommessa, non so se ci riusciremo, ma anche il Ministero crede in questo. Vedremo. C’è da dire che il Ministero degli Esteri ci sta sostenendo molto, c’è stato un aumento di organico nell’ultimo anno. Del resto, è una scuola che funziona. Se ottenessimo il Liceo Linguistico, senza nulla togliere a quello scientifico, sarebbe una gran successo.
Lorenzo Pasqualini
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