Gli sfratti continuano ad essere uno dei peggiori drammi della Spagna di oggi. Il 25 ottobre 2012, un uomo di nome José Miguel Domingo, abitante del quartiere La Chana di Granada, si è suicidato poco prima di essere sfrattato dalla sua abitazione.
Nel 2007 la Caja Rural concesse a José un mutuo per un locale commerciale e per un appartamento. Due anni dopo, di fronte all’impossibilità di pagare da parte dell’uomo, iniziò un procedimento giudiziario sfociato poi nell’ingiunzione di sfratto.
Il suicidio ha causato reazioni anche nella sfera politica. Antonio Griñán, presidente della Regione Andalusia, ha sollecitato una maggiore discrezionalità da parte dei giudici affinché valutino le circostanze familiari e sociali in cui si va ad eseguire lo sgombero. Cayo Lara, segretario generale di Izquierda Unida (Sinistra Unita), ha presentato di fronte al Congresso dei deputati una interrogazione al Governo per determinare le possibili responsabilità dell’esecutivo.
Il 26 ottobre, un giorno dopo il suicidio di José Miguel, un altro uomo ha tentato di uccidersi vicino Valencia, a Burjassot, quando bussavano alla sua porta per intimargli di abbandonare la casa.
Il movimento del 15 M ha definito quanto accaduto come “terrorismo di Stato” ed ha convocato manifestazioni di protesta davanti ai palazzi del governo in Andalusia e a Valencia. Il dramma degli sfratti è cresciuto in Spagna a causa della crisi economica. Le persone che rischiano di perdere la casa si trovano senza protezione.
Gli unici ad aver creato una rete di solidarietà sono piattaforme cittadine come la PAH, Stop Desahucios e le varie assemblee del movimento 15M.
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