ROMA. Sono giorni di grande fermento e preoccupazione all’interno della comunità internazionale a causa della profonda crisi interna nella quale è sprofondato il Venezuela di Nicolas Maduro. L’erede di Hugo Chavez è infatti stato sfiduciato dal Parlamento Venezuelano, il quale ha riconosciuto come leader il giovane Juan Guaidò. L’attuale Capo di Stato ha dalla sua parte però l’intero apparato militare ed in particolare i Generali ai vertici dell’esercito, i quali sono circa duemila.
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea si sono apertamente schierati contro il Governo di Maduro, sostenendo come egli abbia portato avanti politiche dittatoriali e non in linea con gli standard democratici, oltre all’accusa di aver manovrato a proprio favore le elezioni politiche del 2018, e di aver represso il suo popolo. La richiesta è quella che el Presidente si dimetta, e che, il prima possibile, siano indette nuove elezioni, libere e trasparenti, anche attraverso l’aiuto dell’UE. La Russia ha dato invece pieno appoggio a Maduro, schierandosi completamente a sfavore dell’interferenza nelle questioni interne di un Paese.
Le posizioni dei leader europei
Francia, Spagna e Gran Bretagna, attraverso le dichiarazioni dei propri leader hanno reso pubblico il loro appoggio a Juan Guaidò come Presidente designato pro-tempore in attesa di nuove elezioni politiche. Queste dichiarazioni sono suonate come una sorta di ultimatum per Nicolas Maduro, come si nota dal tweet del Presidente Francese Macron del 26 gennaio scorso: “Il popolo venezuelano deve poter decidere liberamente del suo futuro. Senza un annuncio di elezioni entro otto giorni, potremo riconoscere Juan Guaidò come ‘presidente ad interim’ del Venezuela per sviluppare questo processo politico. Lavoriamo intensamente con i nostri alleati europei”.
Ad oggi la situazione non sembra essere cambiata, perché le elezioni non sono state annunciate, Maduro è ancora alla guida del Paese e Guaidò, da Presidente ad interim, continua a parlare da luoghi segreti per timore di essere arrestato. Durissima la risposta del Presidente venezuelano ai leader europei ed ai vertici statunitensi, definendo un vero e proprio golpe ciò che sta accadendo nel Paese, e che il Governo è pronto a reagire con ogni mezzo ad un possibile attacco armato. “Se ci sarà un conflitto armato reagiremo per vincere”. Queste le parole di Maduro.
La posizione dell’Italia
Fin dall’inizio della crisi il Governo italiano ha tentennato nel prendere una posizione ufficiale, defilandosi continuamente attraverso dichiarazioni sull’importanza di una riconciliazione nazionale che possa portare il Venezuela quanto prima ad esercitare libere scelte democratiche. Molti hanno intravisto in queste dichiarazioni una scelta ben precisa del Governo gialloverde di non allinearsi alle posizioni europee, mantenendo dunque ben salda la linea sovranista che contraddistingue i 5 stelle ed in particolare la Lega.
Il Venezuela, da 20 anni un tema di politica interna in Spagna
Pochi giorni fa, attraverso una nota ufficiale, la Farnesina ha invece espresso il totale appoggio alla dichiarazione comune adottata da tutti gli stati dell’Unione Europea, affermando:
“Ci riconosciamo pienamente nella dichiarazione comune che gli Stati membri dell’Ue hanno diffuso oggi sulla situazione in Venezuela, alla redazione della quale abbiamo partecipato. Chiediamo una vera riconciliazione nazionale e iniziative costruttive che scongiurino sviluppi gravi e negativi, assicurino il rispetto dei diritti fondamentali e consentano un rapido ritorno alla legittimità democratica, garantita da nuove elezioni libere e trasparenti”.
Migliaia di venezuelani in piazza a Madrid dopo l’auto-proclamazione di Guaidò
L’idea è dunque quella che anche sulla questione venezuelana il Governo non si trovi pienamente d’accordo, come scaturito da dichiarazioni divergenti espresse da diversi esponenti delle due fazioni politiche. Ad esempio i due sottosegretari agli Esteri, Guglielmo Picchi della Lega e Manlio di Stefano dei 5 stelle, si sono espressi con affermazioni diverse ed alquanto contrastanti. Picchi dice di non riconoscere le elezioni presidenziali che fecero vincere Maduro, mentre Di Stefano ha fatto sapere che l’Italia non riconosce Guaidò come Presidente ad interim, e che Roma non sosterrà alcuna azione di ingerenza nei confronti del Venezuela, non allineandosi dunque alle posizioni interventiste dell’UE e degli USA. L’unico leader di una delle due forze al Governo ad esprimersi è stato Luigi Di Maio, il quale ha riaffermato che l’Italia non sosterrà figure non votate ed elette dal popolo, quindi in poche parole né Guaidò né Maduro.
La posizione assunta dall’Italia, la quale ha ricevuto molte critiche all’estero e dall’opposizione, è dunque quella di una prudente attesa dell’evolversi della situazione, senza il rischio di sbilanciarsi troppo da una parte o dall’altra. È una posizione piuttosto vaga che però sembra mettere d’accordo le due forze governative, evitando l’ennesima spaccatura che rischierebbe di mettere in crisi il contratto di Governo.
Molto più chiaro il Presidente Mattarella, che in occasione di una inaugurazione di un centro per migranti aveva detto: “non vi può essere né incertezza né esitazione: la scelta tra volontà popolare e richiesta di autentica democrazia da un lato, e dall’altro la violenza della forza e le sofferenze della popolazione civile”.
Mattia Marino
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