MADRID. Sono passati 15 anni dal più sanguinoso attentato terroristico della storia spagnola. L’11 marzo del 2004 (conosciuto in Spagna come “11-M”, once eme) diversi attentatori di una cellula di Al Qaida, gruppo fondamentalista islamico, fecero saltare in aria 4 treni Cercanias in diversi punti di Madrid. Morirono 192 persone e 1858 rimasero ferite.
Gli attentati avvennero durante l’ora di punta mattutina, con dieci esplosioni quasi simultanee fra le 7.36 e le 7.40 in quattro treni regionali Cercanias, dovute ad altrettanti zainetti carichi di esplosivo collegati ad un timer.
Nell’intenzione degli attentatori gli zaini dovevano esplodere contemporaneamente nella stazione di Atocha, ma il ritardo di alcuni treni fece sì che le esplosioni avvenissero in punti diversi. L’esplosione contemporanea di quattro treni ad Atocha avrebbe probabilmente causato un numero di vittime ancora maggiore con il crollo della stazione ed il collasso della stazione metro sotterranea.
192 morti e migliaia di feriti: Madrid colpita al cuore
Tre bombe esplosero su un treno situato nella stazione di Atocha, una delle stazione più grandi di Madrid. Altre due esplosero su un treno fermo nella stazione di El Pozo del Tío Raimundo. Un’altra bomba esplose in un treno situato nella stazione di Santa Eugenia. Queste stazioni si trovano nei quartieri sud di Madrid, nei distretti di Puente de Vallecas e Villa de Vallecas, storicamente quartieri fra i più poveri della città. A quell’ora i treni erano pieni di persone che si recavano al lavoro. Altre quattro bombe esplosero su un treno che stava per entrare ad Atocha, all’altezza di calle de Téllez.
Delle 192 vittime, 67 si contarono nella stazione di El Pozo, 64 vicino calle Téllez, nei pressi della stazione di Atocha, 34 nella stazione di Atocha, 16 nella stazione di Santa Eugenia altri negli ospedali madrileni.
Il dopo attentato: Aznar accusa l’ETA
L’attentato avvenne a tre giorni dalle elezioni politiche generali che si sarebbero svolte il 14. Il governo uscente era quello di Aznar (Partido Popular), che aveva portato la Spagna nella coalizione di paesi che appoggiavano gli USA nella guerra in Iraq, con uomini e mezzi. Fin dalle prime ore dopo la strage il governo Aznar affermò che si trattava di un attentato dell’ETA.
I dubbi sulla responsabilità dell’ETA
Fin dalle prime ore circolarono dubbi sulla responsabilità del gruppo armato basco: l’ETA non aveva mai effettuato attentati con queste caratteristiche, non si era mai spinta a tanto ed aveva sempre avvisato con telefonate anonime prima di compiere attentati. Inoltre fu chiaro fin dal pomeriggio dell’11 marzo che l’attentato era opera di jihadisti per le caratteristiche dell’esplosivo utilizzato.
“Il governo Aznar mi chiese di mentire sulla matrice islamica degli attentati“. Le parole dell’ex capo dei Tedex, le squadre di artificieri spagnoli in un’intervista dell’11 marzo 2019.
La banda basca comunicò inoltre dopo l’attentato di non avere nulla a che vedere con le stragi. Ciononostante la linea del governo, a così pochi giorni dalle elezioni, fu quella di continuare ad accusare la banda terrorista basca. Negli anni è emerso con sempre maggior evidenza la grande rete di bugie creata dal governo di destra per non perdere le elezioni.
Il governo Aznar mente agli spagnoli
Il governo Aznar ed il candidato del PP, Mariano Rajoy, continuarono ad affermare che l’attentato era stata opera del gruppo armato basco fino all’ultimo momento. Il 12 e 13 ci furono enormi manifestazioni di piazza contro il terrorismo ed il 13 emerse con sempre maggior vigore su una parte dei mass media spagnoli un’altra verità: le bombe erano opera del terrorismo islamico per “punire” la Spagna e la sua partecipazione alla guerra in Iraq. La notizia si sparse sempre più, scontrandosi con la versione governativa che incolpava ETA.
Incolpare l’ETA era molto più redditizio in termini di voti per il PP: la guerra statunitense in Iraq era stata appoggiata dal governo Aznar e l’attentato era chiaramente legato alla partecipazione spagnola nel conflitto iracheno. Inoltre gli attentati della banda basca storicamente favorivano l’affermazione delle destre nel paese.
Il 14 marzo le elezioni generali mandano a casa Aznar
Il 14 marzo il Partido Popular, che era in testa nei sondaggi fino ad una settimana prima, perse clamorosamente le elezioni: vinse il Partito Socialista (PSOE) guidato da Zapatero, che avrebbe governato il paese fino all’autunno del 2011. Le bugie erano state smascherate e gli spagnoli non avevano gradito.
Madrid al fianco di Parigi dopo gli attentati del 13 novembre 2015
11-M, la nazionalità delle vittime
La nazionalità delle vittime dell’attentato dell’11 marzo 2004 a Madrid: 141 vittime erano di nazionalità spagnola, 16 erano di nazionalità rumena e 6 persone venivano dall’Ecuador. E ancora, 4 vittime di nazionalità bulgara, 4 dalla Polonia, altre 3 dal Perù, 2 dalla Colombia, 2 dalla Repubblica Dominicana, 2 dall’Honduras, 2 dal Marocco, 2 dall’Ucraina, 1 vittima dal Brasile, 1 da Cuba, 1 dal Cile, 1 dalle Filippine e 1 dalla Francia.
Il telegiornale dell’11 marzo 2004
Lorenzo Pasqualini
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