ROMA. Le Ong impegnate nel monitoraggio del Mar Mediterraneo continuano a sfidare i blocchi e gli ostacoli messi dai governi europei.
È di oggi la notizia che torna in mare, per monitorare ed essere pronta in caso di necessità nel Mediterraneo centrale, anche la nave della italiana Mediterranea Saving Humans, una piattaforma di associazioni e realtà italiane, nato nell’autunno scorso. Non si tratta stavolta della nave Mare Jonio, sequestrata a maggio 2019 dalle autorità italiane dopo aver salvato 30 migranti al largo della Libia, ma della nave Alex.
Dopo quanto accaduto a fine giugno con la nave Sea Watch 3, capitanata dalla comandante Carola Rackete, che ha sfidato il blocco dei porti italiani portando a Lampedusa oltre 40 migranti, era stato il turno della nave Open Arms, spagnola, che ha sfidato il divieto del governo spagnolo. Una sfida che potrebbe costare alla Ong multe salatissime, di centinaia di migliaia di euro, per le nuove regole della Spagna che impediscono a navi di Ong di recarsi nel Mediterraneo centrale per soccorrere migranti.
Oscar Camps: “momento nero per l’Europa”
In modo simbolico, stamattina, il comandante della Open Arms è salito sulla nave Alex per dare il suo appoggio all’azione della nave italiana. Il comandante spagnolo, Oscar Camps, ha affermato: “è un momento nero per tutta l’Europa, non solo per l’Italia”. Ed ha aggiunto una dura critica alla Spagna, il suo paese: “in Spagna hanno appena varato una legge che espone le Ong a multe ancora più salate di quelle che ci sono adesso in Italia
Mediterranea: “siamo tornati in mare”
La notizia che anche la Mediterranea Saving Humans torna ad avere una sua nave di salvataggio in mare, è arrivata questa mattina. “Siamo tornati. Di nuovo. In mare”, si legge nel comunicato diffuso dalla Ong. “Non con la nave Mare Jonio, che assurdamente rimane dietro il cancello di un porto per avere salvato 30 vite – si legge ancora nel comunicato – tra cui la nostra piccola Alima, da morte certa. Non con i nostri comandanti, ad oggi indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, come Carola, semplicemente per avere fatto quello che è giusto e quello che il diritto del mare e dei diritti umani prevede”. “Siamo partiti con quella che fino a ieri era la nostra barca di appoggio, la Alex, che adesso naviga nel Mediterraneo centrale per portare avanti la missione di Mediterranea: monitorare e denunciare le violazioni dei diritti umani in un mare che i governi europei hanno trasformato in un cimitero e un deserto, e prestare il primo soccorso, se incontreremo qualcuno che ha bisogno di aiuto”.
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