
MADRID. Si è aperta oggi una settimana chiave per la politica spagnola. Sono iniziati infatti in Parlamento gli interventi che porteranno alle votazioni per la fiducia al nuovo governo. Sono passati quasi tre mesi dalle elezioni politiche del 28 aprile scorso. La prima votazione avverrà domani, 23 luglio. Pedro sanchez, incaricato dal re per formare un nuovo esecutivo visto che è il leader del partito più votato, cercherà la maggioranza dei voti. Ma la strada è in salita. Oggi Sanchez ha chiesto la fiducia con un discorso di due ore, a Madrid, nel quale ha illustrato l’appello di governo ed ha chiesto l’appoggio alla sinistra di Unidas Podemos (forza politica formata da Podemos e dalla sinistra storica di Izquierda Unida).
La Spagna viene da settimane di estenuanti trattative fra Pedro Sanchez e Pablo Iglesias. I socialisti non hanno la maggioranza, ma non hanno raggiunto nessun accordo neanche con la formazione di sinistra Unidas Podemos, guidata da Pablo Iglesias. Entrambe le forze sono concordi nell’utilità di un accordo, ma cambiano le modalità. Il PSOE non accettava la presenza di ministri di UP nel governo. Unidas Podemos invece, ne richiedeva la presenza.
Le trattative hanno fatto un piccolo passo avanti pochi giorni fa, quando Pablo Iglesias ha fatto un passo indietro dicendo che non chiederà nessun ministero in un ipotetico governo PSOE-UP (un ministero con il suo nome). La sua presenza in uno dei ministeri di Madrid era infatti indigesta a buona parte del partito socialista. Da allora però, le cose non sono cambiate granché, e di fatto si arriva alla votazione cruciale senza un accordo fra i due partiti politici.
Partiti che, anche se raggiungessero un accordo, avrebbero comunque bisogno dell’astensione delle destre o dell’appoggio dei partiti nazionalisti regionali per conquistare la fiducia. Si vedrà nei prossimi giorni se la Spagna avrà un nuovo governo, o se la situazione precipita verso delle nuove (e clamorose) elezioni anticipate. Sarebbero le quarte in soli quattro anni.
Lorenzo Pasqualini
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