
Il primo ottobre in Spagna è l’anniversario della consulta popolare per l’indipendenza della Catalogna, un referendum voluto dall’allora governo di Carles Puigdemont, dichiarato incostituzionale dalla magistratura spagnola.
Fu una giornata campale: nonostante la consulta non avesse valore, decine di migliaia di persone parteciparono alle votazioni in seggi elettorali allestiti in molti punti della regione.
Il governo catalano considerava il referendum legale, ed il governo Rajoy inviò le forze dell’ordine a bloccare i comizi.
La reazione delle forze dell’ordine, con migliaia di agenti richiamati da ogni parte del paese per l’occasione, fece il giro del mondo: cariche con i manganelli, irruzioni nelle scuole dove si tenevano le votazioni, tanti episodi di violenza che resero l’1 ottobre una giornata nera, forse una delle peggiori parentesi nella recente storia democratica spagnola.
Ancora oggi ci sono decine di agenti delle forze dell’ordine spagnole indagati per le violenze di quel giorno.
Emeroteca. 1 ottobre 2017, la diretta del Itagnol. Così seguimmo quella giornata storica.
1 ottobre 2019, cosa succede ora? Qual è il clima
Il clima in Catalogna a due anni dal primo ottobre è tornato a surriscaldarsi negli ultimi giorni.
L’11 settembre si era tenuta, nel giorno della Diada, una manifestazione indipendentista per le vie di Barcellona. Centinaia di migliaia di persone, ma meno rispetto agli anni scorsi. Questo è stato interpretato come un indebolimento del movimento secessionista catalano.
80 poliziotti e 20 agenti dei Mossos d’Esquadra ancora indagati per i fatti del primo ottobre 2017
Il 23 settembre però, la detenzione di nove persone accusate di aver pianificato atti di sabotaggio con esplosivo in Catalogna, ha riacceso le mobilitazioni. Il fronte indipendentista e lo stesso presidente del governo catalano, Torra, sostiene infatti che gli arresti sono un tentativo di screditare il movimento secessionista, da sempre pacifico. Ci sono state manifestazioni per la scarcerazione di queste persone.
Catalogna, i “gruppi di risposta tattica” preparavano atti di sabotaggio
Tre giorni dopo, il 26 settembre, il Parlamento catalano ha votato a maggioranza una mozione nella quale si chiede alle forze della Guardia Civil, il corpo di polizia spagnolo, di abbandonare la Catalogna. Inoltre, nella mozione si legge che “le forze di polizia fanno un uso arbitrario della legislazione anti terrorista per reprimere l’attivismo indipendentista”.
Il governo ancora in funzione, guidato dal socialista Pedro Sanchez, ha avvisato gli indipendentisti affermando che non saranno tollerati attacchi alla Costituzione. Dal canto suo, il leader del PP, il partito conservatore, ha chiesto a Sanchez di “prendere il controllo” della polizia catalana, i Mossos.
L’ottobre del 2019 potrebbe essere molto caldo in Catalogna
L’evento più atteso dell’ottobre del 2019, in Catalogna, è la sentenza del processo ai leader indipendentisti che parteciparono al tentativo di secessione dalla Spagna dell’autunno 2017. Per loro le accuse sono pesantissime, e rischiano decenni di carcere.
Nel caso in cui i leader venissero condannati a pene dure, è probabile che la Catalogna reagisca con una nuova ondata di mobilitazioni. Difficile capire quale sarà la portata, ma secondo alcuni analisti uno dei motivi per cui Sanchez ha preferito il ritorno alle urne, è anche la previsione di un impatto molto importante di questa sentenza sulla politica del paese.
Attesa per la sentenza del Proces
Le persone arrestate nei giorni scorsi, accusate di aver creato un gruppo terrorista dal nome ERT (gruppi di risposta tattica), secondo l’accusa avevano preparato azioni di sabotaggio e l’occupazione del Parlamento catalano proprio nei giorni compresi fra l’1 ottobre e la sentenza del Proces.
Lorenzo Pasqualini
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