Coronavirus in Spagna, la situazione il 19 luglio: preoccupazione per i focolai

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Passata la metà di luglio, in Spagna inizia a crescere la preoccupazione per l’aumento di nuovi casi di coronavirus. Da diversi giorni i casi legati ad alcuni focolai, in determinate regioni del paese come la Catalogna e l’Aragona, stanno accendendo tutti gli allarmi. Il numero di nuovi casi in 24 ore torna ai livelli di inizio maggio, quando la Spagna iniziava finalmente a uscire di casa dopo due mesi di rigido confinamento. Vediamo cosa sta succedendo.

La situazione coronavirus in Spagna il 19 luglio 2020

Negli ultimi giorni i casi di coronavirus sono cresciuti. Venerdì 17 luglio sono stati registrati 628 nuovi positivi in 24 ore, la cifra più alta dall’8 maggio. Oltre la metà di questi casi è stata registrata in Catalogna e Aragona. In Catalogna l’aumento di casi ha reso evidenti i gravi errori del governo regionale locale, formato da partiti indipendentisti, che è stato criticato da diversi sindaci fra cui Ada Colau, sindaca di Barcellona, per misure contraddittorie e confuse.

La Catalogna osservata speciale

Ed è proprio in Catalogna che il 17 luglio il governo regionale ha raccomandato alla popolazione di Barcellona e di altri numerosi comuni (in totale oltre 5 milioni di persone), di restare in casa.

Non un confinamento in senso stretto, ma una raccomandazione a non uscire salvo reale necessità. Una raccomandazione ed appello alla responsabilità che fa impressione di questi tempi perché evoca il rischio di un nuovo lockdown. Il problema è che in queste aree si parla ormai di trasmissione comunitaria. L’allerta è massima. Sono state poi decise anche restrizioni, fra cui il divieto di riunioni con oltre 10 persone. Insomma, passi indietro dopo le settimane della “desescalada“. 

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Le restrizioni a Barcellona

Sabato 18 luglio, ieri, sono entrate in vigore nell’area metropolitana di Barcellona anche diverse restrizioni, con la chiusura di luoghi di ozio come teatri e cinema, che a stento avevano riaperto, e una nuova riduzione della capienza nei locali al chiuso.

Sabato 18 luglio la cifra di nuovi contagi in Catalogna è schizzata verso l’alto, arrivando alla preoccupante cifra di 1.226 nuovi contagi in un giorno. 133 contagi nella comarca del Segrià (Lleida), dove da settimane è attivo un focolaio nell’industria dell’ortofrutta, 349 a Barcellona e 894 in tutta l’area metropolitana.

Le notizie da Barcellona

Dalle 9 di ieri si raccomanda quindi di non uscire di casa nell’area di Barcellona se non imprescindibile, sono stati proibiti gli assembramenti con più di 10 persone, viene limitato al 50% la capienza di bar e ristoranti, vengono chiusi cinema, teatri, locali, palestre. Nuove restrizioni anche alle visite nelle case di riposo.

Oggi le restrizioni e le raccomandazioni a non uscire sono state estese ad altri municipi: ora sono 14 i comuni in cui si chiede di restare in casa salvo urgenze. I nuovi comuni dove sono attive le raccomandazioni sono: Figueres, Vilafant e Sant Feliu de Llobregat.

Le Baleari escludono la quarantena per chi entra

Anche presso le Baleari c’è preoccupazione, per i casi importati da fuori, ma è rientrata oggi la possibilità di una quarantena obbligatoria per chi entra nell’arcipelago e proviene da zone con elevato tasso di contagi (Catalogna compresa). L’idea del governo regionale è stata scartata oggi. Nell’arcipelago la situazione è sotto controllo, ma si temono i casi che arrivano da fuori.

Preoccupazione anche nell’Aragona ed in altre regioni

Nell’Aragona, che confina con la Catalogna, la Guardia Civil ha cercato di scoraggiare l’uscita di veicoli dalle città nel fine settimana, in particolare dalla città di Saragozza. Preoccupazione anche per la crescita di contagi nei Paesi Baschi. Domenica 19 luglio si contano 200 nuovi casi, con una curva ascendente che preoccupa gli esperti: torna infatti a salire il tasso di nuovi contagi, arrivando ai livelli di metà aprile.

In Andalusia un focolaio è partito da una discoteca di Cordova, dove sono risultate positive ben 73 persone. In Andalusia sono attivi in tutto 21 focolai. A Malaga in questa domenica di luglio sono state chiuse 10 spiagge per affluenza troppo elevata. Anche ad Alicante ci sono state limitazioni di accesso ad alcune spiagge.

“Non è una seconda ondata”

Il Ministro della Sanità spagnolo, Salvador Illa, ha affermato che in Catalogna c’è ormai trasmissione comunitaria, ma non si può parlare di seconda ondata della pandemia. Viene richiesta alla popolazione responsabilità, come del resto fin dall’inizio della “nuova normalità” iniziata a giugno.

Mascherine obbligatorie in quasi tutte le regioni

Di fronte a questa situazione di crescente allarme molte comunità autonome spagnole hanno deciso di rendere obbligatorio l’uso della mascherina in spazi pubblici anche laddove si possa mantenere la distanza di sicurezza.

Mascherine obbligatorie anche in spiaggia, quindi, o per strada. Ogni regione si muove a modo suo, quindi è importante consultare le informazioni locali per sapere dove e quando è obbligatorio l’uso della mascherina.

Nelle ultime ore tutte le Comunità Autonome spagnole tranne Madrid e le Canarie hanno attivato obblighi relativi all’uso della mascherina. In Galizia, oltre alle mascherine obbligatorie dalla mezzanotte del sabato, c’è anche il divieto di botellòn. Anche la Comunità Valenciana ha appena inserito questa misura.

“La Spagna si ripiega di fronte alla minaccia di una seconda ondata di contagi”, titolava l’altroieri El Paìs, tirando in ballo nell’articolo niente di meno che il maremoto di Lisbona del 1755, con lo tsunami che colse di sorpresa le persone sulla spiaggia. L’analogia con il presente è chiara: la paura cioè che la gente abbia abbassato la guardia, e che resti indifesa di fronte ad una nuova fiammata del virus.

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