
MADRID. La situazione della pandemia da COVID-19 in Spagna rimane critica, con una “seconda ondata” di contagi che è sempre più preoccupante. Il Ministero della Salute ha diffuso ieri sera, 23 settembre, i dati aggiornati: 11.289 sono i nuovi casi di coronavirus rilevati da test effettuati anche nei giorni precedenti, 4.143 di questi rilevati nelle ultime 24 ore. Ma anche il giorno prima, il 22 settembre, i dati erano comunque elevatissimi con oltre 10.799 nuovi casi positivi. Da diversi giorni ormai il numero di nuovi casi rilevati è superiore ai diecimila ogni 24 ore.
Lunedì 21 settembre venivano resi noti i dati relativi al fine settimana dati di venerdì, sabato e domenica): oltre 31mila nuovi casi, una media di oltre diecimila al giorno. E la Spagna sfiora ormai i 700.000 casi di COVID-19 rilevati dall’inizio della pandemia.
Attualmente la Spagna è il paese con la maggior incidenza di nuovi casi ogni centomila abitanti negli ultimi 14 giorni. Sui giornali ormai la situazione della pandemia torna ad occupare da giorni le prime pagine, influenzando anche il dibattito politico.
Consulta la mappa con i casi per Comune, pubblicata su El Diario
Preoccupa il numero di decessi: in aumento
All’inizio della seconda ondata di contagi, ad agosto, il numero di decessi giornalieri era molto basso. Adesso però, il numero di vittime ogni 24 ore preoccupa sempre più. Il 22 settembre sono stati notificati 241 morti in sole 24 ore, mentre il 23 settembre i morti nelle 24 ore precedenti sono 130. Sono numeri preoccupanti, che ricordano i mesi peggiori della pandemia. Il 2 aprile la Spagna toccò il record di vittime in un giorno: 950.
Il bilancio ufficiale delle vittime
In merito al numero di vittime causate dalla pandemia, c’è incertezza sui dati. A livello ufficiale i morti sono oltre 31mila, ma diversi giornali stanno pubblicando in questi giorni i dati dell’eccesso di mortalità rispetto alla media del periodo: in questo 2020, si registra un “eccesso di mortalità”, cioè un numero di morti non facilmente spiegabile perché molto superiore alla media, di oltre 51mila persone.
Cade di un anno la speranza di vita (che resta molto alta)
Due giorni fa l’INE, l’Istituto Nazionale di Statistica, ha pubblicato i dati sulla speranza di vita: pur estando fra le più alte al mondo in Spagna, è crollata di un anno nel 2020 a causa della pandemia. Ora la speranza di vita è passata a 85,44 per le donne e 80,01 per gli uomini. Un anno fa, era di un anno superiore. L’INE prevede anche che nel 2020 ci saranno in tutto oltre 51mila morti più di quanto atteso.
La pressione sugli ospedali: in forte aumento
Si parlava di una pressione sugli ospedali in aumento già ad agosto, quando era evidente che la Spagna si trovava all’inizio di una nuova ondata di contagi. Ora che da diversi giorni il numero di casi è schizzato verso l’alto, si parla di una situazione nuovamente “al limite” in molti centri ospedalieri.
La situazione più critica la vivono le unità sanitarie locali (centros de salud), dove si trovano gli ambulatori e gli uffici dei medici di famiglia. Queste strutture si trovano, secondo le denunce dei lavoratori, “al collasso”. I centri sanitari locali dei quartieri più colpiti di Madrid sono al collasso da settimane, con una mancanza di personale allarmante perché molti medici e lavoratori di queste strutture sono in malattia. Torna ad emergere anche una mancanza strutturale di personale fisso, a seguito dei duri tagli alla sanità pubblica realizzati a seguito della crisi economica del 2008-2014.
Centri di assistenza sanitaria locale al collasso
I centri di assistenza sanitaria sono la prima linea di assistenza sul territorio, ed è qui si realizzano i test PCR alle persone con sintomi. Ma il sistema non riesce a far fronte a una domanda così elevata ed alcuni centri hanno già fatto richiesta al Ministero di sospendere la realizzazione di test alle persone asintomatiche, e che hanno “solo” avuto contatti con persone positive al COVID-19.
Il Consiglio Generale degli Ordini di Medici di Spagna (CGCOM) ha diramato un comunicato informando che l'”assistenza primaria è saturata e al limite del collasso” ed ha chiesto la messa in marcia di un nuovo “piano IFEMA”, in merito all’enorme ospedale da campo allestito in primavera a Madrid negli spazi della fiera, per alleggerire la pressione sulle strutture sanitarie pubbliche. Il problema è la realizzazione di test: i centri non riescono a far fronte a una domanda così elevata.
Aumento di ricoveri in ospedale
Anche gli ospedali vivono una situazione di stress, in rapido peggioramento per l’aumento di ricoveri. I ricoveri di persone con COVID-19 stanno aumentando. Aumentano anche i ricoveri in terapia intensiva.
A Madrid il 25% del totale dei letti ospedalieri è occupato da malati di covid-19. L’occupazione dei letti di terapia intensiva è del 43%. Ci sono grandi ospedali che hanno però già una situazione critica.
La situazione nelle regioni
La regione di Madrid continua ad essere la più colpita, con 3.730 nuovi casi confermati nelle ultime 24 ore (risultati di test effettuati anche nei giorni precedenti). Sono diversi giorni che nella regione della capitale si registrano migliaia di casi ogni giorno.
In Andalusia sono stati notificati 431 nuovi casi, in Navarra 421 e nei Paesi Baschi 375.
La situazione a Madrid
La situazione di Madrid, lo dicevamo all’inizio dell’articolo, resta critica. In tutta la regione l’incidenza di nuovi casi ogni 100mila abitanti è di 754. Un numero molto al di sopra della media nazionale (314) che è già fra i più alti d’Europa.
Da lunedì 21 sono entrate in vigore delle restrizioni in 37 aree sanitarie della città dove l’incidenza è di oltre 1000 nuovi casi ogni centomila abitanti, una sorta di “semi-lockdown” con molte eccezioni, che riporta però queste zone a livelli di restrizioni che non si vedevano da mesi. Secondo diversi osservatori sono misure inefficaci e che allo stesso tempo creano “discriminazione territoriale”.
Due giorni fa le autorità nazionali hanno chiesto espressamente ai madrileni di “non uscire di casa” se non è per motivi di urgenza. Si tratta di raccomandazioni.
Al momento il Governo regionale esclude un “lockdown” come quello di primavera, ma ha chiesto “aiuto urgente al Governo”, chiedendo che vengano inviate unità dell’Esercito per aiutare la regione nell’allestimento di ospedali da campo e per lavori di tracciamento.
Si va verso “semi-lockdown” in altre aree sanitarie
Tutta la regione (con oltre 6 milioni e mezzo di abitanti) attende di sapere le decisioni dei prossimi giorni. Il governo regionale di Madrid ha fatto sapere che venerdì 25 settembre annuncerà nuove misure. Al momento sembra escluso un “lockdown” per tutta la regione, e sembra più probabile che le misure già in vigore in 37 aree con situazione critica vengano estese ad altre aree. Sono aree in cui l’incidenza di nuovi casi supera ormai i 1000 nuovi casi per 100.000 abitanti (più di un malato ogni cento persone).
Alcune di queste nuove aree potrebbero essere il quartiere di Lavapiés, in pieno centro, zone di Tetuan e del quartiere Moratalaz, aree di Torrejòn de Ardoz, Mòstoles e Alcorcòn.
Il Governo madrileno ha ripetuto anche oggi, 24 settembre, che esclude una dichiarazione di stato di allarme regionale.
In un’intervista di ieri, 23 settembre, il Ministro della Salute Salvador Illa ha affermato che “al momento non è necessario confinare Madrid se verranno adottate le giuste misure”, ma dallo stesso Ministero si invitano i madrileni a non uscire di casa se non strettamente necessario.
Il governo regionale, sempre più in difficoltà, ha chiesto l’aiuto dell’Esercito (già dispiegato nei mesi più critici con le unità civili di emergenza), per montare tende da campo nei cortili degli ospedali e realizzare lavori di disinfezione e aiuto nell’effettuare test di massa.
Le scuole: quasi tremila gruppi classe in quarantena
Uno sguardo alla situazione delle scuole, che in Spagna hanno riaperto fra il 7 ed il 14 settembre (con eccezioni locali): dall’inizio dell’anno scolastico, quindi nelle ultime due settimane, sono già 2.796 i gruppi classe che sono stati messi in quarantena per la presenza di positivi al coronavirus, o fra gli alunni o fra gli insegnanti. Si tratta di un’incidenza inferiore all’1% del totale. Nelle aree più colpite dalla seconda ondata però, questa percentuale è più alta.
I sindacati denunciano però che queste cifre sono al ribasso: sarebbero almeno tre volte di più le classi confinate dall’inizio dell’anno scolastico.
A Madrid è stato proclamato uno sciopero del corpo docente nelle giornate del 23 e 24 settembre per denunciare una situazione di caos e di non rispetto delle norme sanitarie nelle scuole. Lo sciopero è stato convocato da alcuni dei maggiori sindacati, fra cui UGT e CCOO.
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