Nelle isole Canarie, arcipelago situato al largo del Marocco e territorialmente appartenente alla Spagna, sono in corso vaste mobilitazioni contro le trivellazioni petrolifere previste al largo di Lanzarote e Fuerteventura. Soltanto due settimane fa il governo spagnolo ha dato il via libera ai sondaggi esplorativi della Repsol (importante società spagnola attiva nel settore Oil&Gas) nelle acque limitrofe alle Canarie. Nel 2012 ci fu il primo via libera da parte del governo di destra guidato da Mariano Rajoy, e da allora le mobilitazioni da parte di movimenti di cittadini, ecologisti, sindacati e partiti politici si susseguono. Ma non solo: anche il Governo canariense e buona parte del Parlamento autonomo locale sono contrari alle perforazioni, perché ritengono che possano minacciare l’integrità del sistema naturale ed avere impatti negativi sul turismo, principale motore per l’economia locale.
L’8 giugno scorso si è svolta una imponente mobilitazione, che ha visto scendere in piazza migliaia di persone in tutte le isole dell’arcipelago. I manifestanti hanno chiesto al governo centrale spagnolo che i cittadini delle Canarie vengano consultati attraverso un referendum su un tema così importante per l’economia locale. Fino ad ora però il governo Rajoy ha rifiutato di ascoltare le proteste, aumentando la tensione fra i canariensi e creando un vero conflitto istituzionale fra stato centrale e comunità autonoma delle Canarie (un equivalente delle nostre regioni).
L’ultima mobilitazione c’è stata ieri, quando il ministro dell’Industria, dell’Energia e del Turismo Josè Manuel Soria, si è recato nella sua città natale presso l’isola di Gran Canaria. Ad aspettarlo c’erano circa mille manifestanti, che hanno voluto manifestare tutto il loro dissenso alle trivellazioni petrolifere cui proprio lui ha dato il via libera. Ci sono stati anche scontri fra manifestanti e polizia, in un clima di forte tensione.
La protesta contro le trivelle è diventata anche uno sfogatoio di una situazione di forte sofferenza a causa della crisi economica che colpisce la Spagna da anni. Nelle Canarie la disoccupazione viaggia su valori altissimi, ben oltre il 30%, e le trivellazioni non porteranno benefici alla popolazione. La preoccupazione è che possano vulnerare lo splendido scenario ambientale (protetto da accordi specifici dell’ONU, dell’UE e della Spagna) che attira ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo, i quali apportano un importante contributo all’economia locale.
Intanto continua la petizione on-line per dire no al petrolio nelle Canarie. A questo link è possibile leggere l’appello e firmare. In 200 mila lo hanno già fatto.
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