Il 9 Febbraio scorso otto donne si accampano a Puerta del Sol, centro di Madrid e della Spagna intera, luogo di protesta per eccellenza che nel 2011 fu occupato per quasi un mese dagli indignati del Movimento 15M.
Vogliono che il Governo inizi ad occuparsi sul serio della violenza di genere e che venga istituita una commissione straordinaria che adotti misure concrete per affrontare quella che loro considerano una “questione di Stato”.
Celia, Martina, Gloria, Patricia, Marian, Susana, Sara e Antonia, attiviste del collettivo galiziano Ve-la Luz cominciano uno sciopero della fame e dichiarano la loro intenzione di rimanere a Sol a oltranza. La data della fine della protesta “dipende da me, dipende da te, dipende da tutt*” si legge nel manifesto diffuso dall’associazione.
Otto donne in sciopero della fame a Puerta del Sol
Non lasceranno la piazza finché le loro richieste, riassunte in 25 punti, non saranno ascoltate dal governo Rajoy e, in generale, da tutti i partiti che loro accusano di non prestare la dovuta attenzione alla questione. Al momento, però, sono rimaste in cinque: due di loro sono state costrette a porre fine allo sciopero della fame e una di esse è stata addirittura ricoverata per problemi polmonari. Molte altre persone si sono riunite a Sol in segno di solidarietà.
Da quasi un mese le attiviste passano giorno e notte nella piazza, limitandosi ad assumere bevande calde. A ripararle dalle intemperie c’è solo una tenda, davanti al quale hanno collocato scarpe rosse, simbolo della violenza di genere, e i necrologi delle donne uccise dai propri mariti o fidanzati lo scorso anno. Le manifestanti portano avanti una maratona informativa spiegando la questione ai passanti con l’obiettivo di sensibilizzarli e raccolgono firme per il manifesto da loro redatto.
Non è la prima volta che l’associazione Ve-la Luz organizza scioperi della fame, ma in quest’occasione hanno deciso di farlo dal centro della Spagna così che la loro protesta sia sotto gli occhi di tutti. L’organizzazione è nata nel 2009 su iniziativa di donne che avevano subito violenze e dai loro familiari.
Dall’inizio del 2017 già 15 donne sono morte, vittime di violenza machista
Una legge sulla violenza di genere era prevista per Aprile, ma la sua delibera è stata posticipata a Giugno. Le attiviste affermano che non si può più aspettare, occorre fare qualcosa subito poiché un numero impressionante di donne continua a perdere la vita e ogni mese è di vitale importanza. Basti pensare che nel 2017, in appena 2 mesi, sono già 15 le donne vittime di violenza machista. Tra le varie richieste avanzate nel manifesto di 25 punti chiedono che alle vittime di violenza di genere siano riconosciuti gli stessi aiuti e indennizzi che spettano alle vittime del terrorismo.
In vista dell’8 Marzo molte altre manifestazioni sono previste in tutto il mondo: a Roma la piattaforma “Non una di meno” ha convocato uno sciopero e una mobilitazione.
Giulia Zuffa
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