Spagna, il governo Sánchez riesce ad approvare la riforma del lavoro grazie all’errore di un deputato del PP

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MADRID. Giornata di passione oggi per la politica spagnola. La riforma del lavoro del governo di coalizione guidato da Pedro Sánchez, di cui si parlava da mesi in Spagna per le lunghe trattative tra parti sociali e sulla cui approvazione c’erano molte incertezze, ha ricevuto oggi  una risicatissima maggioranza dei voti del Parlamento spagnolo (175 sì, e 174 no). Lo ha fatto inoltre in un modo davvero curioso ed inedito: grazie al voto di un deputato del Partido Popular, di destra, uno dei partiti acerrimi nemici dell’attuale esecutivo, che si è sbagliato utilizzando il voto telematico. Senza quel voto sbagliato la riforma non sarebbe andata avanti. Bisognerà vedere ora se il ricorso del PP, che ha subito protestato per un presunto errore tecnico del sistema, non ribalterà le cose a posteriori.

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Questo risultato lascia un sapore amaro nel governo di centro-sinistra, il primo governo di coalizione della storia spagnola, formato da socialisti e sinistra ecologista. Da una parte viene derogata la riforma del lavoro del governo del PP di Mariano Rajoy (2012), un importante risultato per le sinistre, e viene promulgata una legge che – negli obiettivi dell’esecutivo – vuole intervenire in modo profondo sul grave problema della precarietà del mercato del lavoro in Spagna e sui licenziamenti collettivi. Una riforma peraltro richiesta da Bruxelles.

Dall’altra è emersa la fragilità di questo esecutivo, insediatosi due anni fa e che è riuscito finora, nonostante sia un governo di minoranza, a trovare di volta in volta l’appoggio esterno da diversi partiti dell’arco parlamentare. I partiti che finora avevano appoggiato l’esecutivo e che oggi hanno votato contro, come ERC o il PNV, invitano alla calma e non sembra alle porte una crisi di governo. Quanto accaduto oggi è però un segnale di allarme per l’attuale governo. Cosa sarebbe successo se il deputato del PP non si fosse sbagliato? 

L’articolo del 2 febbraio 2022. Spagna, il governo Sánchez cerca i voti per approvare una storica riforma del lavoro. Gli obiettivi: “stop alla precarietà e ai licenziamenti di massa in caso di crisi”

Il partito navarro UPN aveva dato appoggio ieri alla riforma, i suoi due deputati però votano “no”

Già nelle ultime settimane si era capito che l’approvazione della legge non sarebbe stata facile, per l’opposizione di alcuni dei partiti che finora hanno dato appoggio a questo governo di minoranza, come ERC (Esquerra Republicana di catalogna, partito indipendentista catalano), o Eh Bildu. Anche il PNV, Partito Nazionalista Basco, che altre volte ha appoggiato misure del governo, ha votato contro, così come il Blocco Nazionale Gallego (BNG). Queste forze politiche si sono così schierate nel blocco di opposizione al governo, finora dominato da PP e Vox.

All’ultima ora, ieri, era arrivato l’appoggio di un partito regionale della Navarra (UPN, Uniòn del Pueblo Navarro), ma oggi i due deputati di questa piccola formazione hanno votato contro, rompendo con gli ordini del partito. Probabilmente verranno espulsi. Hanno votato sì alla riforma, oltre a socialisti del PSOE e Unidas Podemos (Il PSOE ha 120 deputati, mentre Unidas Podemos ne ha 34), anche la piccola scissione di Podemos, Màs Paìs, le confluenze regionali di Podemos, e Ciudadanos, oltre ai mini partiti Teruel Existe, Coaliciòn canaria, Nuevas canarias o il Partito regionalista della Cantabria.

La riforma del lavoro arriva dopo mesi di trattative tra parti sociali, culminate nell’accordo del 23 dicembre definito storico dalla ministra del Lavoro , Yolanda Diaz.

Spagna, il governo Sánchez cerca i voti per approvare una storica riforma del lavoro. Gli obiettivi: “stop alla precarietà e ai licenziamenti di massa in caso di crisi”

 

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Lorenzo Pasqualini

Madrid a El Itagnol
Giornalista italiano a Madrid, caporedattore di Meteored Italia e autore-fondatore del sito di informazione "El Itagnol - Notizie dalla Spagna e dall'Italia".