132 voti contrari, 86 favorevoli e ben 122 astenuti. Questi i numeri con cui il 21 Marzo il Parlamento spagnolo ha bocciato la proposta di legge sull’eutanasia presentata da Unidos Podemos.
Se il parere contrario della destra e l’astensione di Ciudadanos erano facilmente prevedibili, meno lo è stata la decisione del PSOE di scegliere di non schierarsi e adottare anch’essi la via dell’astensione.
Lapidario il tweet con cui Pablo Iglesias si è scagliato contro la scelta dei Socialisti: “Non mi aspetto nulla dai reazionari del PP o dai liberali del secolo XIX, ma dal PSOE mi aspetto la dignità di non impedire una Legge sull’eutanasia” (vedi il tweet in fondo a quest’articolo).
Cosa prevedeva la Legge
La proposta, presentata a Gennaio, avrebbe permesso l’accesso all’eutanasia ai maggiorenni e ai “minorenni emancipati” affetti da una malattia terminale “senza speranza” o dolori fisici o psichici particolarmente difficili da sopportare. Tra le motivazioni apportate da Unidos Podemos a sostegno della legge vi era il parere favorevole dell’opinione pubblica che, grazie ai progressi della medicina e dello “sviluppo di uno Stato democratico, plurale e laico”, ha recentemente “ cambiato il modo di avvicinarsi alla morte”.
Infatti, secondo i dati forniti da Metroscopia ben l’84% degli spagnoli vedrebbe di buon occhio una legge che legalizzi l’eutanasia.
Il quadro normativo in Spagna e in Europa
In Spagna il Codice Penale classifica come delitto sia suicidio assistito che l’eutanasia, ma dal 2002 è in vigore una legge che permette la cosiddetta “eutanasia passiva” ovvero la possibilità per il paziente di rifiutare le cure. Alcune comunità autonome si sono dotate di una propria legislazione in materia che afferma il diritto ad una “morte degna”. La prima a farlo è stata Andalucía nel 2010.
In Europa solo Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo dispongono di leggi che permettono ai cittadini di richiedere l’eutanasia, mentre in Svizzera, Germania e Svezia ad essere legale è il suicidio assistito. La differenza tra le due sta nel fatto che con la prima si pone fine alla vita di un paziente che ne ha fatto richiesta, per il quale non si attestano possibilità di guarigione o di condurre una vita in modo dignitoso, ricorrendo ad una somministrazione letale. Con “suicidio assistito” si intende, invece, l’atto vero e proprio che pone fine alla vita ad opera del paziente stesso con il supporto di altre persone.
E in Italia? Il caso di DJ Fabo
Recentemente anche in Italia il tema dell’eutanasia è stato oggetto di discussione, portato alla ribalta dal caso di DJ Fabo, il 39enne reso cieco e tetraplegico da un incidente automobilistico nel 2014.
A poco è valso il suo appello al Presidente della Repubblica nel quale chiedeva di “poter scegliere di morire, senza soffrire”. Per porre fine alla sua vita ha dovuto valicare il confine e andare in Svizzera, accompagnato da Marco Cappato, esponente dei Radicali, ora sotto inchiesta per “aiuto al suicidio”.
Secondo quanto emerge dai sondaggi, anche gli italiani, così come gli spagnoli, sono in gran parte favorevoli alla legalizzazione dell’eutanasia. Sembra però lontano il giorno in cui lo saranno anche i loro rappresentanti. “I diritti civili, così come quelli sociali si conquistano con la pressione dell’opinione pubblica” ha affermato Alberto Garzón di fronte ai colleghi de las Cortes. Occorrerebbe farla sentire sempre quella pressione e non aspettare il prossimo caso eclatante per indignarsi.
Il tweet di Pablo Iglesias dopo la bocciatura da parte dei socialisti
Ni de los reaccionarios del PP ni de los liberales del s.XIX espero nada, pero del PSOE espero la dignidad de no impedir una #LeyDeEutanasia pic.twitter.com/BsP7yG9EDx
— Pablo Iglesias (@Pablo_Iglesias_) 21 marzo 2017
Giulia Zuffa
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