
MADRID. Sono ore decisive in Spagna per la nascita di un nuovo governo, che sarà guidato ancora dal socialista Pedro Sánchez (presidente di governo dal 2018). Tra il 15 ed il 16 novembre si sta tenendo infatti l’acceso dibattito parlamentare che porterà al voto di fiducia, e se non ci saranno colpi di scena Sánchez otterrà la maggioranza. Nascerà quindi il governo Sanchez III. Il primo nacque nel 2018 ed il secondo nel 2020 (in coalizione con Unidas Podemos). Prima del 2018 governava la destra, con il PP, con il presidente Mariano Rajoy.
L’appoggio determinante del partito di Puigdemont
Per la nascita di questo governo è determinante l’appoggio del partito indipendentista catalano Junts, il partito di Puigdemont, politico che nel 2017 tentò di separare la Catalogna dalla Spagna e che per questo era ricercato dalla giustizia spagnola da anni.
Puigdemont, in fuga dalla Spagna in Belgio da diversi anni, per evitare di essere condannato a numerosi anni di carcere per il tentativo secessionista del 2017, è diventato l’uomo chiave per la nascita di questo governo di centro-sinistra, nonostante il suo partito abbia una componente che lo inquadra nella cornice del centro-destra. Il motivo è che Sanchez ha detto sì a una legge di amnistia che annullerà i reati collegati al processo indipendentista catalano dell’ultimo decennio.
Voteranno a favore di un governo progressista anche altri partiti regionali, come gli indipendentisti catalani di ERC, che erano già stati chiave nella nascita del governo Sanchez II (il 7 gennaio del 2020), i baschi di Bildu, il Partito Nazionalista Basco, il Blocco nazionale galiziano.
Reazione durissima della destra spagnola: “è un colpo di stato”
L’accordo tra Sanchez ed indipendentisti per la nascita del nuovo governo, ed in particolare la decisione di approvare una amnistia che beneficerà centinaia di persone condannate o sotto processo per il processo indipendentista in Catalogna, sta accendendo la protesta dei partiti della destra spagnola, PP e Vox. I due partiti, che da anni chiedono pene esemplari per gli indipendentisti e mano durissima verso il secessionismo, stanno usando parole molto pesanti , arrivando – nel caso di Vox – a definire l’accordo Junts-PSOE un “colpo di Stato”. Anche il PP sta mantenendo un livello di scontro totale contro questa decisione, promettendo di ricorrere alla Corte Costituzionale e di giocare ogni carta per impedire l’amnistia, compreso l’uso del Senato (dove il PP ha la maggioranza assoluta).
Proteste di piazza a Madrid
In questi giorni, da inizio novembre, si stanno svolgendo a Madrid numerose manifestazioni contro l’amnistia davanti la sede del PSOE, in calle Ferraz. I manifestanti sventolano bandiere spagnole e mostrano il proprio rifiuto all’accordo tra socialisti e catalani, che sta per portare alla nascita del nuovo esecutivo. Ci sono stati anche scontri. Da settimane si stanno svolgendo a Madrid e in tutta la Spagna numerose manifestazioni convocate dai partiti della destra contro l’amnistia.
Il risultato delle elezioni del 23 luglio 2023
Le elezioni del 23 luglio scorso hanno visto un risultato molto diverso da quello che da mesi ipotizzavano i sondaggi, che davano per probabile una maggioranza assoluta della destra. Il Partito popolare (PP), pur essendo stato il più votato non ha i numeri per formare una maggioranza, neanche insieme al partito di estrema destra Vox. Il Partito Socialista (PSOE), ha ottenuto meno voti del PP (pochi di meno), e neanche insieme al partito di sinistra Sumar ottiene abbastanza voti per la maggioranza. Qui entra però in scena la peculiarità spagnola, con numerosi partiti regionali che portano i propri deputati in Parlamento e che diventano ago della bilancia. Sono proprio questi partiti nazionalisti regionali, alcuni dei quali (ERC e Junts) sono anche indipendentisti, a garantire a Sanchez la maggioranza di cui ha bisogno.
Oltre ai partiti indipendentisti catalani daranno il proprio sì a Sánchez anche partiti nazionalisti baschi e un partito galiziano. Non sono necessariamente forze politiche di sinistra (alcune, come Junts o il PNV basco, sono forze conservatrici), ma preferiscono un governo guidato da Sanchez, più aperto alle richieste delle autonomie.
In particolare, l’elemento determinante per la nascita di questo governo è l’accordo raggiunto tra il Partito Socialista e Junts sull’amnistia che beneficerà numerosi politici processati e condannati per il processo indipendentista negli ultimi 10 anni.
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