Spagna, scontro fra Governo nazionale e governo madrileno sulle misure da prendere a Madrid: “chiudete la regione”

scontro madrid
25 settembre 2020. Scontro fra Governo e Madrid sulle misure da prendere per fronteggiare la nuova ondata di contagi.

MADRID. Ormai è scontro aperto fra il governo spagnolo presieduto da Pedro Sànchez ed il governo regionale della Comunità Autonoma di Madrid, guidato da Isabel Ayuso.

Questa mattina, proprio mentre il governo regionale annunciava in conferenza stampa nuove misure restrittive, con l’ampliamento del confinamento a nuove aree sanitarie (molte delle quali situate nel sud della città e che si aggiungono alle 37 aree già soggette a restrizioni da lunedì), il Ministro della Sanità Salvador Illa ha parlato in un’altra conferenza stampa annunciando che il Governo nazionale “raccomanda di applicare restrizioni a tutta la Regione madrilena” e quindi non soltanto alle aree individuate dal governo locale.

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Il Governo centrale: “restrizioni in tutta la regione di Madrid”

Il Governo nazionale sta chiedendo quindi con fermezza al governo regionale di applicare restrizioni in tutta la regione. La richiesta suona più come un disperato ultimo appello: “chiudete Madrid”.

Una regione, quella madrilena, nella quale vivono oltre 6 milioni e mezzo di persone e dove la situazione della pandemia è molto grave, con numeri molto preoccupanti che settimana dopo settimana non fanno altro che peggiorare.

Madrid è la regione europea con maggior incidenza di nuovi casi, in questo mese di settembre.

Le misure raccomandate dal governo nazionale impedirebbero spostamenti non urgenti, porterebbero a limitare ancor di più l’apertura di bar e ristoranti, e porterebbero la regione a una sorta di “semi-lockdown”.

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Il governo regionale non ascolta le raccomandazioni del governo nazionale

Il governo regionale però, non ascolta le raccomandazioni del governo Sànchez, sempre più allarmato da una situazione contagi che non ha paragoni in Europa. Peraltro proprio ieri l’Unione Europea ha chiesto misure immediate per affrontare la seconda ondata, per evitare che si trasformi in una situazione drammatica come quella della primavera scorsa.

Lo strappo nel pieno della seconda ondata

Quello che si sta consumando è uno strappo che trova origine nello scontro politico fra centro-sinistra (al governo) e centro-destra (il PP governa Madrid da oltre 20 anni), ed in particolare fra PSOE e PP, i due partiti che per decenni si sono alternati al potere in Spagna e che ancora oggi sono i maggiori partiti spagnoli. Partiti che nei mesi della pandemia si sono scontrati con molta durezza, con il PP che ha accusato più volte il Governo di essere stato “negligente” nella gestione della crisi.

Lo strappo però, oltre a trasformarsi in scontro istituzionale (scontro Governo-Regione), diventa particolarmente preoccupante perché avviene nel pieno di una seconda ondata di contagi che colpisce in modo particolare la Spagna.

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E lascia sconcerto e incertezza fra milioni di cittadini della regione, che vedono consumarsi una battaglia politica proprio mentre gli ospedali tornano a vivere una situazione di stress ed i centri sanitari locali parlano già da giorni di “situazione al limite del collasso”.

Le nuove restrizioni decise da Madrid

Le nuove restrizioni annunciate stamattina dalla regione Madrid, e giudicate insufficienti dal Governo centrale, consistono in un allargamento delle restrizioni a 8 nuove aree sanitarie. Queste 8 nuove aree sanitarie si aggiungono alle 37 già soggette a un “semi-lockdown” da lunedì scorso. (Ne abbiamo parlato qui).

Le 8 nuove aree sono: García Noblejas (San Blas), Paraderas en Fuenlabrada, Vicálvaro-Artilleros (Vicálvaro), Orcasitas, Campo de la Paloma e Rafael Alberti (Puente de Vallecas), Doctor Trueta e Miguel Servet (Alcorcón). Le misure restrittive (guarda qui cosa si può fare e cosa no in queste aree sanitarie) entrano in vigore il 28 settembre.

Il Ministro della Sanità Illa ha affermato che Madrid dovrebbe prendere misure più forti, allargando le restrizioni a tutte le aree con incidenza di nuovi casi maggiore di 500 ogni 100.000 abitanti. Le restrizioni invece sono state applicate soltanto ad aree dove l’incidenza è superiore a 1000 nuovi casi per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni.

Rabbia nelle aree sanitarie confinate: “siamo discriminati”

Intanto non si placano le polemiche per il “semi-confinamento” delle aree sanitarie del sud di Madrid, deciso venerdì scorso ed entrato in vigore lunedì 21. Coincidono infatti con le aree più povere della capitale (ne avevamo parlato qui), dove il numero medio di inquilini per appartamento è maggiore, le case sono più piccole, e dove vivono in maggioranza  lavoratori che non possono lavorare a distanza per la tipologia di mansione svolta (operai, lavoratori delle pulizie, assistenza a persone, personale sanitario, riders).

Aree che peraltro, coincidendo con quartieri spesso difficilmente limitabili, sono difficili da “chiudere”. La chiusura di queste aree, la maggior parte situate nelle aree più povere della regione, ha sollevato proteste. Ieri ci sono stati scontri fra manifestanti e Polizia davanti il Parlamento regionale a seguito di una protesta organizzata da alcuni collettivi contro le misure del governo regionale.

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